QUEGLI OTTANTASETTE"SCALINI"
La realtà della ciclabilità romana è destinata a migliorare? Questo si chiedono molti ciclisti urbani della vicina Capitale, e anche noi Civitavecchiesi che spesso ci muoviamo nella Capitale con le nostre "duenruote"per lavoro, per necessità o anche solo per fini "ludici".
E tornando alla domanda d’apertura, oggi abbiamo paura di dover dare una risposta negativa, dopo aver letto la proposta per la realizzazione della tanto attesa pista ciclabile della Via Nomentana, fondamentale ed agognata arteria ciclistica di oltre 4 Km che dovrebbe unire il centro con zone semiperiferiche, in sicurezza, collegando anche servizi fondamentali come scuole, ospedali, snodi del TPL.
Negativa perché nella proposta fatta dall’ufficio tecnico del Comune di Roma troviamo un progetto che sembra fatto apposta per scoraggiare l’uso della bici su tale percorso, costringendo gli utenti a due ruote a ben 87 (non scherziamo, proprio 87) interruzioni del tracciato, attraversamenti pericolosi (alcuni addirittura contromano e trasversali rispetto alla marcia degli autoveicoli, oltre a veri e propri tratti fantasma in cui la pista, proprio, scompare.
A condire questa già magnifica corsa ad ostacoli, vere e proprie contraddizioni del Codice della Strada (i ciclisti dovrebbero dare per esempio la precedenza alle auto che escono dai passi carrabili) che aggiungerebbero pericoli laddove, proprio, non se ne sente il bisogno.
E se è vero che il Codice della Strada prevede che in presenza di percorsi dedicati i ciclisti siano obbligati a percorrerli, è altrettanto vero che nessuno mai sceglierebbe di allungare e rendere pericoloso e faticoso un percorso che sulla sede stradale, per quanto reso insicuro dalla scarsa osservanza di alcuni automobilisti dei limiti di velocità e dei regolamenti generali, risulta oggi essere almeno lineare, visibile, coerente.
I tecnici che hanno messo le mani sul progetto sembrano non sapere proprio cosa voglia dire spostarsi in bicicletta, o quanto meno, non esserne assolutamente interessati. Qualcuno potrebbe perfino immaginare che alla base di questo folle progetto ci sia solo la bramosia di mettere le mani su un finanziamento europeo sperperandolo nella realizzazione di un percorso "impossibile".
Perché una pista così è contraria a qualsiasi concetto di ciclabilità, rende pericoloso e dispersivo l’intero percorso. Perché una pista così è meglio non farla.
Giovanni Di Mascolo
Coordinatore Città in Bici - Movimento Spontaneo dei Ciclisti Urbani di Civitavecchia
